MAGGIE SINER
Maggie (Margaret) Siner è nata a Providence da una famiglia di origine ebraica, emigrata dalla Russia agli Stati Uniti ai primi del 1900. È cresciuta a Maplewood, nel New Jersey, dove ha completato i suoi studi superiori, e anche seguito corsi di pittura presso l’Art Students League di New York (1968-1969). Ha poi frequentato l’Università di Boston (1969-1973, BFA. 1973) e l’American University (1974-1976, MFA, 1976), specializzandosi in Pittura. Durante uno stage nel programma estivo di belle arti della Boston University a Tanglewood (1971), ha incontrato Robert D’Artista che ha avuto una grande influenza sul suo lavoro, e con cui Siner ha studiato presso l’American University. Nel 1974 Siner ha frequentato la Scuola Skowhegan di Pittura e Scultura per studiare la tecnica dell’affresco.
Di formazione classica, Siner usa i materiali tradizionali della pittura ad olio, ma con un approccio moderno. È tra i pochi artisti d’oggi che lavorano esclusivamente dal vero, esplorando bellezza e significato in un mondo visivo fuggevole. Questo aspetto, insieme alla sua abilità tecnica e alle non grandi dimensioni delle sue opere, la rendono un’eccezione nel mondo artistico contemporaneo.
La sua pittura “di percezione” è centrata su “come vediamo veramente, come reagiamo al colore e alla forma in modo fisico ed emotivo; come si muovono e si spostano i nostri occhi, e come si fermano su un bordo o saltano su un punto di contrasto; la nostra sensibilità al verticale e all’orizzontale, come un colore altera un altro, come le forme creano del peso e del movimento, e fanno muovere i nostri occhi lungo una traiettoria”[3]
Recentemente, sulle pagine della rivista NashvilleArts, Siner dice: “Io lavoro attraverso la percezione visiva diretta dipingo i colori e le forme create dalla luce che cade su varie cose, ma non dipingo le cose stesse.”
I suoi soggetti seguono varie tematiche, da quelle più intime a quelle monumentali, stravaganti e bizzarre. Il paesaggio è fondamentale per la sua immediatezza, ma non mancano figura, ritratto e natura morta. Le sue opere attuali sono dedicate a tavole imbandite e ai letti disfatti, scelti proprio per le loro ambiguità narrative e per le possibilità rappresentative date dal colore bianco.
“Cerca instancabilmente – per strada o in studio – il soggetto, la luce, o la posizione che le comunichi la giusta impressione emotiva, e poi la reinventa con strepitoso talento, mediante pennellate vigorose e brillanti, sostenute da un’architettura compositiva e un disegno ferratissimi e solidi.”
La sua pennellata gestuale deve molto ai suoi anni trascorsi in Cina, assorbendo il linguaggio della pittura a inchiostro cinese, così come l’influenza dell’espressionismo astratto del suo mentore Robert D’Arista.
“Tra i suoi molti doni c’è l’abilità della pittrice di trasformare il quotidiano – un letto sfatto, un abito o un cappotto su un appendiabiti, un visitatore di un museo – in qualcosa di straordinario. La pittura di Siner è un distillato che sembra essere nato attraverso un processo di riduzione. Questa sua economia di tecnica è evidente in ogni suo quadro”.
Riesce ad afferrare il gioco drammatico di luci e ombre con un grande senso poetico.