L’artista propone un collage con il quale ricordare la che vivevamo precedentemente alla pandemia, prima che ci abituassimo a vedere solo volti coperti dalle maschere. L’artista esprime il disagio proveniente dalla difficoltà a riconoscere le persone a causa di questi volti coperti, quella sensazione che tutti appaiano come la stessa persona, come se fossimo costantemente circondati da maschere. Ma con il tempo l’artista ha iniziato a fare attenzione ad altri particolari, la mascherina svanisce lasciando spazio alla persona nella sua totalità, analizza le figure umane nella loro interezza come fossero delle immagini, e soprattutto inizia a guardare negli occhi. Il disagio iniziale non riesce comunque ad essere combattuto da queste considerazioni, perfino la possibilità di guardare le persone negli occhi non basta perché la mascherina rende impossibile l’espressione dei sentimenti.