Davide Tramontin

Deformazione della visione o visione deformante attraverso le infinite linee che attraversano i volti dei personaggi colti dalla nostra quotidianità o trasformati nel desiderio di regalare un’anima inquieta.

L’artista mette in luce la famosa teoria di Raskolnikov sugli uomini straordinari, che si pongono al di sopra delle leggi della morale, e gli uomini, che invece le devono rispettare.

Arabo a Bagdad olio su tela cm 100x180
Arabo a Bagdad | 2019 Olio su tela cm 100x180
raskolnikov cm 80x80
Raskolnikov | 2020 Olio su tela cm 80x80
Ritratto olio su tela cm 40x50
RITRATTO | 2019 Olio su tela cm 40x50
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Fondamenta della Misericordia, olio su tela, cm100x80
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Cannaregio 2019 olio su tela, cm100x120

Elena Greggio

Elena Greggio, Sogni e inquinamento.

Visioni/previsioni del futuro, intesi come conseguenza dei cambiamenti climatici e della sovrappopolazione (e il relativo impatto ambientale). Una  serie di lavori a metà tra il sogno inteso sia come “desiderio” di conservazione dell’ambiente, sia come “visione onirica” e l’inesorabile impatto della realtà nel quotidiano.

Un tempo, al centro della sua produzione c’era la figura umana, soggetto che ha completamente abbandonato in questa fase creativa per dare respiro a territori e paesaggi ideali, desertici o antropizzati.

I suoi lavori sono caratterizzati dall’utilizzo della carta, sia essa pregiata e sottile come quella di gelso o di riso, sia essa di recupero, come ad esempio uno scarto di stampa serigrafica/tipografica o una pagina di quotidiano.

Elena Greggio è nata a Padova nel Dicembre del 1973.

Si è diplomata in Architettura al Liceo Artistico nel 1991 e Laureata a pieni voti in Pittura, all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1995.

Sì è specializzata in Architettura d’Interni e In Fashion Design.

Vive e Lavora a Padova, dove si dedica alla Pittura e alle tecniche incisorie, quali linoleografia e xilografia.

Espone ed ha esposto in: Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Austria, Bosnia Herzegovina, Cile e Portogallo.

Elementor #5256

Elena Greggio, Sogni e inquinamento.

Visioni/previsioni del futuro, intesi come conseguenza dei cambiamenti climatici e della sovrappopolazione (e il relativo impatto ambientale). Una serie di lavori a metà tra il sogno inteso sia come “desiderio” di conservazione dell’ambiente, sia come “visione onirica” e l’inesorabile impatto della realtà nel quotidiano.

Un tempo, al centro della sua produzione c’era la figura umana, soggetto che ha completamente abbandonato in questa fase creativa per dare respiro a territori e paesaggi ideali, desertici o antropizzati.

I suoi lavori sono caratterizzati dall’utilizzo della carta, sia essa pregiata e sottile come quella di gelso o di riso, sia essa di recupero, come ad esempio uno scarto di stampa serigrafica/tipografica o una pagina di quotidiano.

Elena Greggio è nata a Padova nel Dicembre del 1973.

Si è diplomata in Architettura al Liceo Artistico nel 1991 e Laureata a pieni voti in Pittura, all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1995.

Sì è specializzata in Architettura d’Interni e In Fashion Design.

Vive e Lavora a Padova, dove si dedica alla Pittura e alle tecniche incisorie, quali linoleografia e xilografia.

Espone ed ha esposto in: Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Austria, Bosnia Herzegovina, Cile e Portogallo.

Elena Greggio

Elena Greggio, Sogni e inquinamento.

Visioni/previsioni del futuro, intesi come conseguenza dei cambiamenti climatici e della sovrappopolazione (e il relativo impatto ambientale). Una  serie di lavori a metà tra il sogno inteso sia come “desiderio” di conservazione dell’ambiente, sia come “visione onirica” e l’inesorabile impatto della realtà nel quotidiano.

Un tempo, al centro della sua produzione c’era la figura umana, soggetto che ha completamente abbandonato in questa fase creativa per dare respiro a territori e paesaggi ideali, desertici o antropizzati.

I suoi lavori sono caratterizzati dall’utilizzo della carta, sia essa pregiata e sottile come quella di gelso o di riso, sia essa di recupero, come ad esempio uno scarto di stampa serigrafica/tipografica o una pagina di quotidiano.

Elena Greggio è nata a Padova nel Dicembre del 1973.

Si è diplomata in Architettura al Liceo Artistico nel 1991 e Laureata a pieni voti in Pittura, all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 1995.

Sì è specializzata in Architettura d’Interni e In Fashion Design.

Vive e Lavora a Padova, dove si dedica alla Pittura e alle tecniche incisorie, quali linoleografia e xilografia.

Espone ed ha esposto in: Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Austria, Bosnia Herzegovina, Cile e Portogallo.

01-Ancora Qui-100x180cm

Carla Bertola

Carla Bertola – Scrittrice, poeta verbo-visuale e sonora, partecipa attivamente alle attività culturali internazionali dagli anni ’70. Vive a Torino, dove è nata nel 1935. E’ presente in molti cataloghi e antologie di vari paesi dove ha esposto lavori visuali in mostre personali e collettive. Produce libri d’artista, presenti in collezioni e biblioteche. Da molti anni partecipa e organizza progetti di Mail Art, Poesia visuale, esposizioni di Libri d’Artista. Come performer di poesia sonora et “Poésie Action” ha partecipato a numerose rassegne in Europa, Canada, Brasile, Cuba, Messico, con Alberto Vitacchio. Ha pubblicato libri di poesia verbo-visuale in Italia e in altri Paesi. Nel 1978 ha fondato la rivista di scrittura multimediale e poesia visuale Offerta Speciale, che ha diretto ed editato fino al 2018. Si occupa tutt’ora di pubblicazioni e progetti.

Carla Bertola

Microsoft Word – Documento1

Piero manzoni ricerca che parte dalla filosofia e dalla mistica passando per la smiotica e la
cultura popolare per raccontare l’opera di Piero Manzoni.
Divorare l’arteàarte alimentare, conciliare arte e cultura con cibo e materia. Uovo preso da
Manzoni come una cosa a se, un’entità empirica che viene mangiato da Manzoni che entra in
comunione con l’arte e con l’assolutoàmessaggio ultimo dell’artista era quello di invitare il
pubblico a consumare l’arte, con una partecipazione, quasi una comunione eucaristica.
OBIETTIVO DI CAMBIARE IL NOSTRO MODO DI VEDERE l’ARTE e LA VITA E VIVERLA CON
UN APPROCCIO Più ORGANICO, l’arte contemporanea non va temuta ma più semplicemente
divorata.

1958- 1960 inizia con gli achromes dove utilizza anche uova e pane
1960 uovo scultura + performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico, divorare
l’arte ( 21/06/ 1960 Galleria Azimut)àconsegna di uova sode contrassegnate dall’impronta
digitale dell’artista agli spettatori per essere da loro ingerite .

Una performance semplice nel suo svolgimento, quanto filosoficamente complessa nella

sua ideazione, perché simboleggiante il pensiero artistico di Piero Manzoni: in un

periodo in cui, in diversi casi, l’arte veniva concepita non solo sul piano concreto dell’opera

ma anche sul piano concettuale, tentando di superare i limiti ancora legati ad una visione

materica di essa, l’unica via per permettere agli spettatori di poterne godere e poterla

contemplare a pieno, era quella di metterli nella condizione effettiva di poterlo fare

MELAGRANA

Microsoft Word – Documento1

Piero manzoni ricerca che parte dalla filosofia e dalla mistica passando per la smiotica e la cultura popolare per raccontare l’opera di Piero Manzoni.
Divorare l’arteàarte alimentare, conciliare arte e cultura con cibo e materia. Uovo preso da Manzoni come una cosa a se, un’entità empirica che viene mangiato da Manzoni che entra in comunione con l’arte e con l’assolutoàmessaggio ultimo dell’artista era quello di invitare il pubblico a consumare l’arte, con una partecipazione, quasi una comunione eucaristica. OBIETTIVO DI CAMBIARE IL NOSTRO MODO DI VEDERE l’ARTE e LA VITA E VIVERLA CON UN APPROCCIO Più ORGANICO, l’arte contemporanea non va temuta ma più semplicemente divorata.

1958- 1960 inizia con gli achromes dove utilizza anche uova e pane
1960 uovo scultura + performance Consumazione dell’arte dinamica del pubblico, divorare l’arte ( 21/06/ 1960 Galleria Azimut)àconsegna di uova sode contrassegnate dall’impronta digitale dell’artista agli spettatori per essere da loro ingerite .

Una performance semplice nel suo svolgimento, quanto filosoficamente complessa nella

sua ideazione, perché simboleggiante il pensiero artistico di Piero Manzoni: in un

periodo in cui, in diversi casi, l’arte veniva concepita non solo sul piano concreto dell’opera

ma anche sul piano concettuale, tentando di superare i limiti ancora legati ad una visione

materica di essa, l’unica via per permettere agli spettatori di poterne godere e poterla

contemplare a pieno, era quella di metterli nella condizione effettiva di poterlo fare

Coco Gordon

“Continuo a potenziare me stessa in quanto donna che sta invecchiando per rendere visibili profonde ricerche culturali, e per creare un impatto sull’etica di pensiero/comportamento e sull’integrazione mente-corpo-spirito della nostra struttura moderna”

Coco Gordon

Coco Gordon, di origini italiane, è tra le più significative artiste ” intermediali” americane. Ha radici nel movimento “Fluxus”, anche se oggi preferisce non essere inserita in nessun gruppo specifico. Al centro dei suoi molteplici lavori si colloca l’intenzione di creare consapevolezza nei confronti dei problemi ecologici e sociali del nostro mondo.

Un recente progetto collegato a questo tema è “Il Sogno del Tempo”, più di trenta installazioni meditative che vogliono focalizzare l’attenzione sui malintesi nella nostra visione contemporanea del mondo.

Non si renderebbe giustizia al lavoro di Coco Gordon considerando la sua opera come un semplice contributo all’attivismo ambientalista, né, attribuendole una forma di filosofia ludica. (Robert Morgan) Piuttosto l’artista assegna alla tecnologia* la possibilità di permettere un uso sensibile delle risorse** a nostra disposizione. ***

Per esempio, possiede un catorcio di auto di alta qualità che lei definisce la sua “Cadillac” controvalore.

Dal 1975 produce carta fatta a mano con materiali di origine naturale. Con queste crea sculture, elementi sonori basati su forme di antichi strumenti indigeni.

Qualcuno dei suoi famosi tamburi è in mostra qui. La carta deriva dal lino. Viene aggiunta solo acqua per ammorbidirne la polpa, rendendola più fluida e pronta ad assumere nuove forme.

Per ottenere un tamburo si tira la membrana sopra il cerchio in modo che il materiale, restringendosi, diventi una superficie tesa. La qualità del suono dipende dalle proprietà della carta ma anche dalle condizioni atmosferiche – più secca è l’aria e più acuto sarà il suono.

In aperto contrasto con la nostra educazione tradizionale, questi oggetti (d’arte) sono fatti per essere toccati e per giocarci.

E’ la vita che risuona attraverso questi tamburi. Inoltre, la carta è il materiale base delle sue installazioni fondate su spazio/terra.

In ottobre, Gordon ha progettato in Austria per la prima volta un lavoro in collaborazione con  Kulturverein Schreams in Styria ° – un’installazione sonora in un campo di luppolo.

La performance esprime il desiderio dell’artista di ripristinare i processi naturali delle origini e di proteggerli dalla quotidiana economia di sfruttamento.

La sua arte richiede un distacco dalla dipendenza soggettiva dalla negatività del consumismo materiale.

In questo senso diventa politica, per esempio nel 1991 si è apertamente schierata contro la dichiarazione di George Bush del 1990 in cui affermava che le foreste del nord America e del Canada non meritavano di ricevere nessuna attenzione finché non venisse risolto il problema dell’Amazzonia.

A questo proposito, al Banff Centre di Alberta, Canada, Coco ha realizzato, tra gennaio e marzo 1991, una serie di installazioni – come la striscia di stoffa tessuta a mano che contiene le parole “bush” e ” amazon” composte graficamente al computer.

Gordon gioca sul doppio senso della parola “bush”, che in inglese significa anche “cespuglio” o “alberello”. In una breve frase, Bush (bush) definisce qualcosa di grande, come la condizione delle foreste Nord-americane, come insignificante. Il Banft Centre è una comunità, (ritiro) per musicisti, artisti visivi, scrittori ed altri artisti. Nei tre mesi che ha trascorso lì Coco si è concentrata sui problemi ecologici di quell’ambiente. Al contrario di altri artisti che arrivavano al Centre con le proprie idee, Gordon ha sviluppato i suoi temi a partire dall’interazione con la specificità del luogo e della situazione. Discutere con la gente è parte fondamentale del suo lavoro.

note:

* tecnologia anche indigena

** risorse finite, rinnovabili naturalmente

***a nostra disposizione se manteniamo l’equilibrio umano/terra

° Styria – la bioregione che comprende il sud dell’Austria e la parte nord della Slovenia.

(Al Kunstkanzlei) a parte un’installazione in carta, Coco Gordon mette in mostra tre grandi serie di foto. Le foto “Earth” in Cibachrome sono il risultato di una performance del 1985.

In una l’artista è in posizione prona sdraiata sul ventre vicino ad una membrana di carta bagnata. In una foto simile è ricoperta di cumuli di terra e di carote. Il corpo è collocato nella natura e si fonde con essa in un’unità inseparabile. Inevitabile la relazione con la crescita del cibo e il sostentamento della vita umana. Nella mostra ci sono anche lavori con vere carote. Per la prima volta è possibile assistere all’intero processo di invecchiamento/ cambiamento. Le carote invecchiano come la pelle umana e seguono il loro destino. Per poter seguire il corso naturale nel presente, dove il tempo è diventato il più importante orientamento / supporto, gli umani vogliono relazionarsi a un ideale di bellezza dimenticandosi di rimanere se stessi.

L’artista rende attivamente disponibile la portulaca che cresce dal legno bruciato. In British Columbia ha cercato luoghi per meditare dove la foresta non fosse stata saccheggiata delle sue possibilità e dei suoi tesori naturali dall’intrusione degli esseri umani.

Le foto sono scattate dall’artista stessa; dopo aver impostato la camera, ha appena quindici secondi non solo per mettersi in posizione, ma anche per cambiare ruolo. Diventa “Skywoman”. Il rituale rappresenta un ricongiungimento tra la gestalt umana e la natura.

La natura interiore si intreccia con il mondo esterno della crescita organica. Si colloca nella storia * di un tempo che è avvenuto molto prima della creazione del mondo, al tempo dell'”albero di luce”, e di “Skywoman”, l’identità che cerca di assumere.

In “Sustenance” la mia sequenza di autoscatti, ricreo me stessa come “Skywoman” impollinata dal germoglio dell’eterno albero di luce, per fare nuovamente esperienza di quel tempo senza tempo, la preparazione alla nascita del nostro mondo” Coco Gordon

Il cibo è anche il tema principale di un’altra serie che l’artista chiama “Substitute Abundance” (Abbondanza Sostitutiva). E’un trattato sulle abitudini alimentari tradizionali della classe media. Durante l’estate del 1992 Coco ha lavorato per diversi mesi in un campo estivo per bambini in Connecticut, dove si è occupata della cucina. Decideva lei cosa prendere e come prepararlo. Così ha scoperto che il cibo considerato come essenziale è in realtà completamente inutile. Di conseguenza ha cambiato il menu, inserendo principi nutritivi che non fossero manipolati industrialmente, frutta e verdure provenienti direttamente dalle aziende agricole locali. La serie di foto corrispondente esce direttamente dal freezer della cucina.

Coco Gordon dimostra come riso bianco, latte, pane bianco da farina raffinata, siano cibi senza valore nutritivo. Su tutto questo mette erbe e girasoli, collocando se stessa all’interno di questa insolita natura morta, documentando in questo modo il desiderio di riappropriarsi delle forze che sostengono la vita uscendo dall’immondizia post-industriale che si riversa di continuo sui nostri sistemi di sostentamento della vita.

Questa serie è caratterizzata dunque dal suo interesse verso la natura, per ritrovare e riconquistare il sostegno reale.

Con il suo lavoro Coco Gordon desidera creare la consapevolezza della nostra dipendenza dal consumismo materiale negativo, e dalla quotidiana economia di sfruttamento.

Allo stesso tempo dimostra la sua stretta vicinanza ai processi naturali e agli scambi meditativi connessi all’antica cultura sciamanica. Silvie Steiner