Barbara Cappello

L’opera proposta composta da cinque pezzi dal titolo FILTRO_VENEZIA ADDENTRO – è il frutto di una genesi di confronti tra artisti e culture differenti. Nel 2021 frequentai uno studio veneziano, Oi Va Voi. L’artista Roman Tcherpak, mi scrisse con pennino e inchiostro il ventre. Caratteri ebraici che narrano tutto il primo capitolo dell’Ecclesiaste: La vanità delle Vanità. A completare l’opera di pittura su corpo fu la sua compagna Giulia Povolato, che mi decorò schiena, gambe, braccia e nuca con dei segni fortemente ispirati – a mio avviso – alle linee dei tratti di Hilma af Klint. Mantenni l’opera scritta sul corpo per l’intera giornata, eseguendo degli autoscatti allo specchio per poter “leggere” e studiarne la completezza. E, ritornando successivamente presso la Galleria Visioni Altre, ne nacque una performance estemporanea. Una serie di scatti fotografici per mano di Adolfina De Stefani fu lo stimolo e la storicizzazione di tale scrittura su pelle, mentre ne denudavo via via l’opera.

Essere la pagina, attraverso la propria pelle, di una scrittura sacra e di linee trascendenti la spiritualità, mi ha indotta ad un lungo percorso di riflessione sull’origine culturale di una piccola parte del mondo, quale Venezia.

Perché scegliere per me tale scrittura? Un caso, oppure un intento?
Cosa potrà mai servire scrivere in un carattere considerato sacro sulla nudità di un corpo?

Le risposte possono essere molteplici. Da un semplice atto artistico ad un più profondo rimando a ciò di cui ogni corpo potrebbe essere costituito: cultura. Come da sempre sostengo, la parola, dunque di conseguenza anche il segno e la scrittura, non esisterebbero se non vi fosse un corpo che li pensa, che li genera, che li ostenta, come anche esibisce. Al contempo, pensare alla sacralità dell’Ecclesiaste, forse profanata proprio perché impressa sulla nudità femminile ancora più mi induce a pensare ad un soverchiamente atto in cui si tenta di stravolgere il patriarcato, quale potere che dalla notte dei tempi tenta di mantenerne sapienza e cultura. Inoltre, le profonde riflessioni le ho indirizzate alle parole stesse che il primo capitolo dell’Ecclesiaste racchiude, ovvero la vanità delle vanità. Tutto è vanità. Venezia è vanità. L’esibizione del corpo è vanità. La cultura è vanità. L’arte è vanità. Allo stesso modo l’etereo concetto di vanità, quale inconsistenza, potrebbe essere comparato a quel vuoto orientale dentro cui il vuoto è pensiero, materia. E, le parole che compongono questo capitolo sono concetti che rimarcano l’eterno ritorno, il ciclo tra giorno e notte, tra vita e morte, tra corporeo e incorporeo. Il ciclo sacro della rinascita attraverso la morte. Vanità, oppure vanità?

Seguendo questi e altri pensieri ho realizzato le opere del ciclo Filtro_Venezia Addentro (altre sono in lavorazione). Ho pensato di dare visibilità a questa opera composta da incroci e confronti tra più persone, come sopra citato, poiché il fulcro della trasmissione culturale nasce proprio dal confronto tra più esseri. Il titolo nel quale si cita CULTURA EUROPEA: EQUILIBRIO (IN)STABILE – Noi siamo passato, presente e futuro mi ha ulteriormente indotta a presentare questo lavoro, in quanto l’equilibrio è la forma meno stabile e più stabile al contempo e rispecchia il concetto di vanità delle vanità: un tragitto in cui i passi vanno ponderati, studiati e riflessi. E passato, presente e futuro ne sono il bilanciere del funambolo.

Venezia, scrittura ebraica, Ecclesiaste, Bibbia, tratti rimandanti Hilma af Klint sono sì una piccola e grande partecipazione alla cultura europea, ma anche più ampia. E passare attraverso un filtro significa prendere atto di ciò che siamo, come di quel che saremo e di cosa eravamo.

Seguono cinque opere del ciclo Filtro_Venezia Addentro.
Nelle didascalie delle opere tutta la descrizione tecnica e crediti fotografici.

Il taglio che ne ho dato riporta al movimento dell’acqua della laguna, il movimento del vento, la circolarità del movimento, la tridimensionalità attraverso il multistrato di carte e cuciture, come la sacralità con il filo oro quale comunicazione della cultura che ogni essere porta con sé per dare agli altri.

FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2022 – 2 Ph (autoscatto) su carta cotone -patchwork carta-cuciture macchina-smalto-filo oro-pastello olio - 50 x 50 cm
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2022 – 2 Ph (autoscatto) su carta cotone -patchwork carta-cuciture macchina-smalto-filo oro-pastello olio 50 x 50 cm
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 10 Ph (autoscatto) su carta cotone- patchwork carta- cuciture a macchina-filo oro-smalto acrilico - pastello a olio. 50 x 50 cm
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 10 Ph (autoscatto) su carta cotone- patchwork carta- cuciture a macchina-filo oro-smalto acrilico - pastello a olio 50 x 50 cm
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 5 | 6 Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su cara cotone- patchwork carta-cuciture a macchina- pastello olio-smalto acrilico- filo oro
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 5 | 6 Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su cara cotone- patchwork carta-cuciture a macchina- pastello olio-smalto acrilico- filo oro 50 x 50
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 7
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 - 7 Ph (autoscatto) su carta cotone- graffite - smalto acrilico- patchwork carta- cuciture a macchina- filo oro 50 x 50 cm
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 17
FILTRO_VENEZIA ADDENTRO 2023 – 17 Ph (courtesy Adolfina de Stefani) su carta cotone- patchwork carta-cuciture a macchina- filo oro-smalto rosso 50 x 50 cm

fuoricorpo di Barbara Cappello 

Se la pelle è come la copertina di un libro, la realizzazione delle opere esposte nella mostra “fuoricorpo” sono la narrazione delle pagine racchiuse nel corpo. Dunque un linguaggio che Barbara Cappello utilizza per comunicare attraverso il corpo femminile e maschile, perché senza un corpo alcuna parola, concetto forma si palesa. In mostra: “Dillo col corpo Orfico” l’illustrazione del testo completo di Demetra e la Fondazione dei Misteri, composto da 87 tavole di piccolo formato, recanti spaccati di corpo e ricamo con filo oro accanto a testo manoscritto. “Racconti Metamorfici”: da Ovidio l’ispirazione per narrare col corpo, fiori essiccati e ricamo argento alcuni dei miti narrati.

“Dillo col Corpo della Poesia: una delicata illustrazione de Il Serpente che danza, di C. Baudelaire in cui il corpo femminile è amato e senza età. Dunque un tentativo, quello della artista, di mettere in rilievo bellezza, poesia, fragilità, importanza del corpo, ovvero dell’essere umano, per farlo sempre più conoscere, coltivare e rispettare. Catalogo in mostra.

FUORI CORPO - immagine locandina Barbara Cappello copia
"FUORICORPO"
9 ANTHROPOS 2020 - 40 x 40 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - patchwork carta cotone su tela.
"ANTHROPOS" 2020 I foto su carta cotone, fiore essiccato, patchwork carta cotone su tela, cm 40x40
10 TRASUMANARAR 2021 - 40 x 40 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - patchwork carta cotone su tela- filo oro - perlne murano . -
"TRASUMANARAR" 2021 I foto su carta cotone, fiore essiccato, patchwork carta cotone su tela, filo d'oro, perline murano, cm 40x40
7 KOSMOS 2020 - 40 x 40 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - patchwork carta cotone su tela
"KOSMOS" 2020 I foto su carta cotone, fiore essiccato, patchwork carta cotone su tela, cm 40x40

Fuori campo  –   Le trame dell’universo

Ovunque si apra un varco per pensare

Empedocle

Lo sguardo indagatore e curioso di un osservatore che riesce a leggere le cose recondite, o che apparentemente non si vedono, saprà sicuramente cogliere in queste delicate opere – che hanno la leggerezza dei capelli di Venere e la delicatezza dei canti orfici – le sottili trame che legano l’universo. Bisogna immaginare ciò che non si vede per carpire appieno la totalità dell’opera di Barbara Cappello, così come disse Salustio a proposito dei fatti degli dèi: «queste cose non avvennero mai, ma sono sempre».

Il nudo, maschile e femminile, è l’oggetto del desiderio da manipolare, trasformandolo di volta in volta in pesce, in graffio cromatico, in arabesco, in squisite tonalità confondendo i sessi e impacciando i sensi. Il corpo dalle sinuose curve diventa palcoscenico e al contempo scenografia. Su di lui, sul soffice palco, ci immaginiamo le leggiadre ninfe danzare e, ad ogni volteggio, srotolare lunghi fili d’oro – come nella fiaba di Tremotino – o rossi come il sangue che porta la vita, o ancora bianchi come la speranza per il futuro. Opere candide quelle di Barbara Cappello, esenti dalla torbida presenza delle tre Parche, Cloto, Lachesi e Atropo: loro, in realtà, non filano ma tessono il filo del fato e mai sappiamo quando Atropo, tagliando il filo, recide la vita. Ma questa è un’altra storia, un altro mito da cui questi lavori si tengono ben lontani.

D’altronde l’erudita ricerca a tutto campo dell’artista – ad esempio le carte utilizzate come supporto sono studiate appositamente per ricevere ed evidenziare ciò che accolgono (dolci al tatto, odorose, piacevoli allo sguardo) – esplora e fa proprio il mondo della mitologia dell’antica Grecia e di quella romana. La frequentazione di queste terre del mito l’ha portata – o forse sarebbe più giusto dire l’ha catturata – e trascinata nei labirinti del possibile, del probabile e dell’inverosimile?

In quella terra dove Narciso rinnova il mito dell’innamoramento folle e della morte ogni volta che si china sull’acqua e dove l’ermafrodita bisessuale, figlio della dea dell’amore e del signore delle erme (Ermes/Mercurio), può essere invocato per le sue qualità erotiche e di fertilità, l’artista tende l’orecchio e lo sguardo per raccogliere gli ultimi sussurri di una cultura talmente ricca da far impallidire la superficialità d’oggi. È ben consapevole che l’uomo è una continua metamorfosi: le forme mutano e si può rimanere imprigionati in un corpo bestiale pur conservando pensieri e sentimenti umani. Ce lo ha insegnato Ovidio nelle sue Metamorfosi, lo ha approfondito Antonino Liberale. E se non bastasse questo enorme e rigoglioso bagaglio, ci sono sempre le poesie di La folie Baudelaire, ovvero l’oscurità naturale delle cose da esplorare.

L’artista frequenta tutti questi territori in maniera errabonda, talvolta raminga, e lo fa con i piedi ben piantati nell’oggi, non disdegnando le moderne tecnologie: semplicemente le utilizza, le fa sue, come dovrebbe essere, senza rimanervi invischiati e men che meno schiavizzati. Usa la macchina fotografica per catturare (gelosamente imprigionare?) le movenze dei corpi nudi, le pieghe che diventano mandorle – le vesica piscis dell’arte romanico-gotica –, le forme che si distillano in contorni per trasformarsi infine in semplici linee che mutano in pesci, liberi abitatori del mare, cantori dell’inconscio, svelatori di segreti del temperamento e del carattere riposti nello strato profondo della personalità, vale a dire quei contenuti che hanno a che fare con la fecondità e le energie vitalistiche di cui dispongono, nell’interiorità, i mondi delle madri.

Mutamenti, metamorfosi, poesie che diventano forme, forme che si distillano in poesie. E ancora segni, gesti, carezze pittoriche e blandizie fotografiche. Il tutto impaginato su candidi fogli bianchi, su ritagli che si sovrappongono, di sdoppiano, s’incontrano, danzano e si baciano. Gli spazi vengono lasciati vuoti ma lì non vige l’assenza: c’è il mondo che racconta, anzi sussurra storie e fiabe, leggende e mitologie da far venir le vertigini. È lì, nel distacco, che i corpi e i segni si confrontano, assumendo un ritmo musicale da capogiro. Le parole danzano, gli indizi segnici ondeggiano, i timbri cromatici volteggiano. Talvolta sono le poesie che accompagnano il tutto. Oppure, rovesciando il mulino di Amleto, sono la fotografia, la pittura e il disegno che accompagnano la parola.

Ma cos’è che lega tutto ciò? Cosa tiene unito e integro questo universo dove i pianeti girano impazziti (ma sempre con una logica)? I fili. Gli innumerevoli fili che accompagnano ogni opera. Sono loro che legano, imprigionano, riallacciano saperi antichi con quelli nuovi, tengono unito il sotto con il sopra, ciò che è visibile con ciò che non è visibile. Sono loro che aiutano l’opera a rapirci, sottraendoci al tempo ordinario – quello della Storia – e agli spazi impoveriti della quotidianità, immettendoci in un cerchio magico, in un tempo dilatato, in un oltre-tempo. Il va e vieni dell’ago è un movimento che ricorda lo scorrere di cicli, giorni, mesi, anni, mentre l’immobilità dell’ordito corrisponde a quello dell’asse polare. Quest’asse è in realtà unico, ma la sua immagine si ripete in tutti i fili dell’ordito, per cui l’istante presente, che resta sempre uno, sembra ripetersi attraverso il tempo.

Separare e unire, parole e segni, pause e ritmo, immagini e silenzi. Ogni opera dell’artista è un vaso di Pandora.

Fiorenzo Degasperi

6 ADONE 2020 - 30 x 21 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - cuciture - filo argento
"ADONE" 2020 I foto su carta cotone, fiore essiccato, cuciture, filo argento, cm 30x21
5 DORIDE 2020 - 30 x 21 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - cuciture - filo argento
"DORIDE" 2020 I foto su carta cotone, fiore essiccato, cuciture, filo argento, cm 30x21
1 DILLO COL CORPO DELLA POESIA - 2018 - 21 x 15 cm - foto su carta cotone - china - smalto acrilico - (2)
"DILLO COL CORPO DELLA POESIA" 2018 I foto su carta cotone, china, smalto acrilico, cm 21x15
2 DILLO COL CORPO DELLA POESIA - 2018 - 21 x 15 cm - foto su carta cotone - china - smalto acrilico - (6)
"DILLO COL CORPO DELLA POESIA" 2018 I foto su carta cotone, china, cmalto acrilico, cm 21x15

Seguo da anni in amicizia e stima l’attività creativa di Barbara, il rigore e la passione con cui si dedica alla realizzazione delle sue opere raffinate e alla divulgazione di quelle degli altri, in veste di organizzatrice di eventi artistici.
Quel che colpisce di questa sua recentemente conclusa e adesso esibita opera è la messa a fuoco costante della relazione tra immagine e parola, l’associazione tra la prima, inscritta “fuori campo” e la tavola incisa dalle linee morfologiche del corpo, rigorosamente spersonalizzato nel volto e destrutturato da inquadrature prospettiche a carattere geometrico.
“Demetra e la Fondazione dei Misteri”, che peraltro utilizza la mia traduzione dell'”Inno a Demetra” omerico dedicato alla dea fondatrice dei Misteri, illustra un testo così meravigliosamente sacro attraverso la multiforme declinazione del corpo nudo, in ossequio e coerenza con la poetica che Barbara coltiva da molti lustri e che in questo caso si sposa con la visione della Grecia Classica, in cui il corpo è estetica nuda e le sculture sono simulacro incarnato del Mito.

Le inquadrature fotografiche del corpo nudo, ordite da grafie realizzate con il ricamo in filo d’oro, sono la traslitterazione icastica del testo tracciato a mano dall’autrice, e l’immagine si integra con il significato essenziale delle righe scritte in un tentativo di dare “vita umana” al testo chiave dei Misteri Eleusini.

Ma il Mistero non si svela con la nudità del corpo, perché il corpo custodisce sempre un suo mistero. E diventa mythos, racconto simbolico, consacrazione del vivente che rimanda a un Oltre accennato e mai concluso.

Ho chiesto a Barbara se si sentisse connessa a una corrente artistica in particolare, e mi ha risposto che forse la sua arte si può riconnettere all’arte grafica, e più specificamente una grafo-poetica visiva in cui l’immagine del corpo prepondera ed è in relazione con il ricamo, la parola scritta, e altri fattori, per comunicare messaggi di natura scientifica, letteraria, emozionale, estetica, mistica e concettuale. Che sia vicina all’espressività del movimento Fluxus?
Il corpo racchiude nei segreti delle sue linee concave e convesse e nelle sue strutture geometriche narrazioni multiple, differenti spesso dalla personalità che ospita, e svela passati di vite dimenticate, e tutto ciò che il ciclo evolutivo della vita ha inciso in esso.
Trasferito in parola-immagine il corpo si deletteralizza e rivela la misteriosa astrazione che abita la materia.

La sua nudità rasenta un dis-velamento (Alétheia! ) al cuore dei Misteri della Grande Madre, Demetra, che dei corpi è Signora.

Di loro vita, e loro morte apparente.

Angelo Tonelli

3 ORIFIAMMA - LE MINI BI serie II 11 x 7 cm -
"ORIFIAMMA - LE MINI BI" serie II, 11x7 cm
4 GAMBOSIA - LE MINI BI serie II 11 x 7 cm
"GAMBOSIA - LE MINI BI" serie II, 11x7 cm
8 KAIROS 2020 - 40 x 40 cm - foto su carta cotone- fiore essicato - patchwork carta cotone su tela.
"KAIROS" 2020 I foto su carta cotone, fiore essiccato, patchwork carta cotone su tela, cm 40x40
11 DEMETRA E LA FONDAZIONE DEI MISTERI- 2021 - 15 x 21 cm foto su carta cotone, manoscritto - ricamo filo oro - E 1-25
"DEMETRA E LA FONDAZIONE DEI MISTERI" 2021 I foto su carta cotone, manoscritto, ricamo filo oro, E 1-25, cm 15x21
12 DEMETRA E LA FONDAZIONE DEI MISTERI- 2021 foto su carta cotone, manoscritto - ricamo filo oro - - E 1-495
"DEMETRA E LA FONDAZIONE DEI MISTERI" 2021 I foto su carta cotone, manoscritto, ricamo filo oro, E 1-495, cm 15x21