Il lavoro di Carlo Vercelli offre nuovi spunti di riflessione per affrontare la complessa realtà contemporanea. Sfidare “il labirinto delle emozioni” significa suggerire delle vie d’uscita, dove l’artista guida il visitatore a considerare gli aspetti precari dell’esistenza, mostrando e condividendo il proprio vissuto e riprendendo il cammino all’infinito una volta trovata la via. Con la propria poetica e ricerca, Vercelli si offre al visitatore in un itinerario espositivo senza interruzioni, ma anche senza inizio e senza fine, con numerose e sempre rinnovate possibilità di scelta. Venezia è la città che più si presta ad ospitare il suo percorso, in quanto essa stessa è un labirinto in continua mutazione, ma senza perdere se’ stessa e la propria identità.
Le opere di Carlo Vercelli dialogano fra di loro e si sovrappongono in una mostra pensata come in un groviglio di linee e di forme solo all’apparenza in disaccordo, ma assemblate rigorosamente in una struttura spazio-temporale dove la sola azione concessa è cercare la via d’uscita e che si aprono ad interpretazioni parallele. L’essenza labirintica è proprio questo; la costante diversione dal fine ultimo di questo spazio, come se ogni passo, invece di avvicinare alla meta, la facesse via via dimenticare, alla ricerca di un nuovo senso. E’ così che si può ricominciare gustando il percorso, senza l’affanno del traguardo.
Le sue interpretazioni ci descrivono una parte del suo percorso artistico lungo e spesso doloroso, dove le emozioni devono spesso fare i conti con negoziazioni e rotture, fallimenti e gioie, ma che lo fanno proseguire alla ricerca di continui mutamenti e che assumono la forma di brevi e temporanee assegnazioni di senso, alla sperimentazione e alla comprensione di se’.
Carlo Vercelli nasce a Savona nel 1956; consegue la Maturità Artistica, e il Diploma di Accademia di Belle Arti sezione pittura a Milano.
L’artista trova la libertà di esprimere i propri sentimenti attraverso la pittura. Il suo carattere lo porta a preferire i pennelli e le mani che definisce ”i suoi strumenti primari” al posto delle parole. Si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, frequenta per diversi anni la Famiglia Artistica Milanese, culla della Scapigliatura Lombarda, dove lavora e impara da maestri come Eros Pellini, Renzo Zacchetti e Uggeri, che contribuiscono a rendere la sua una vita piena di sfumature, sia a colori che in scala di grigi, proprio come gli oli e le tempere che con pennellate decise ed energiche imprime sulle tele.
Ha al suo attivo numerose collettive e personali.
Il lavoro di Carlo Vercelli offre nuovi spunti di riflessione per affrontare la complessa realtà contemporanea. Sfidare “il labirinto delle emozioni” significa suggerire delle vie d’uscita, dove l’artista guida il visitatore a considerare gli aspetti precari dell’esistenza, mostrando e condividendo il proprio vissuto e riprendendo il cammino all’infinito una volta trovata la via. Con la propria poetica e ricerca, Vercelli si offre al visitatore in un itinerario espositivo senza interruzioni, ma anche senza inizio e senza fine, con numerose e sempre rinnovate possibilità di scelta. Venezia è la città che più si presta ad ospitare il suo percorso, in quanto essa stessa è un labirinto in continua mutazione, ma senza perdere se’ stessa e la propria identità.
Le opere di Carlo Vercelli dialogano fra di loro e si sovrappongono in una mostra pensata come in un groviglio di linee e di forme solo all’apparenza in disaccordo, ma assemblate rigorosamente in una struttura spazio-temporale dove la sola azione concessa è cercare la via d’uscita e che si aprono ad interpretazioni parallele. L’essenza labirintica è proprio questo; la costante diversione dal fine ultimo di questo spazio, come se ogni passo, invece di avvicinare alla meta, la facesse via via dimenticare, alla ricerca di un nuovo senso. E’ così che si può ricominciare gustando il percorso, senza l’affanno del traguardo.
Le sue interpretazioni ci descrivono una parte del suo percorso artistico lungo e spesso doloroso, dove le emozioni devono spesso fare i conti con negoziazioni e rotture, fallimenti e gioie, ma che lo fanno proseguire alla ricerca di continui mutamenti e che assumono la forma di brevi e temporanee assegnazioni di senso, alla sperimentazione e alla comprensione di se’.