“ S P I R I T O “ Un (in)certo femminile
Lo si potrebbe definire un poeta della femminilità anticonformista. Nella pittura di Paul Albert Dari si nasconde infatti un’attitudine particolare, simile solo alla fotografia di reportage: è facile immaginarlo per ore ad osservare le “sue donne” al fine di coglierne i momenti (per lui) più significativi e riportarli sulla tela. E la rivelazione, una volta concluso il dipinto, è lo sguardo con cui Dari riesce ad osservare in profondità – e senza giudizio alcuno – l’intento dei gesti e di un preciso stato d’animo femminile.
Le donne di Paul Albert Dari, sono assolutamente fuori dagli schemi, fotografate nel loro agire, senza posa ne’ ostentazione, in profonda comunione con il loro corpo.
Veneri sfacciate e indipendenti, le si potrebbe aver notate tra i paladini della Beat Generation dopo averne assorbito la disobbedienza e quella filosofia esistenzialista sufficiente a rimarcare un’inversione di marcia per sbandierare un nuovo status quo, “L’amore va bene per quelli che riescono a sopportare il sovraccarico psichico” (da Donne, di Charles Bukowski), a chi rimane la libertà.
Per nulla pudiche si offrono al mondo senza filtri, con il trucco accentuato e (spesso) un bicchiere di vino accanto, volutamente lontane da un uomo e ritratte in un’intimità che si sublima nel sacrificio della solitudine.
In loro arde il fuoco di una sensualità esuberante che, combinato con il fuoco creativo dell’artista, assume concretezza nelle forme accomodanti e voluttuose di corpi e oggetti, di colori sgargianti e zone d’ombra che li esaltano, di pennellate evidenti e dalla linea estetica propria dell’Espressionismo.
Tuttavia, ogni donna osservata dall’autore assume una propria originalità: la storia, il carattere e lo stile vengono evidenziati da un certo vestito, dal colore dei capelli, dalla cura o trascuratezza del maquillage. E dallo sguardo. Difficile non notare la sfrontatezza di qualcuno che guarda senza intenzione, solo per cortesia. Quello sguardo che ammicca e al tempo stesso si isola, alludendo a un istante in cui si è totalmente assorti nei propri pensieri e sottilmente infastiditi da chi è di fronte.
Hanno in mano il potere le donne di Dari e nonostante l’accenno di melanconia giocano il gioco dell’attrazione-repulsione, lasciando l’osservatore (maschio) in bilico tra desiderio e delusione, tra ammirazione e fastidio.
Altro è l’approccio di uno sguardo femminile: le si ama o le si odia totalmente. Nessuna via di mezzo per chi percepisce lo stesso sentire e non può esimersi dall’esserne affascinato, o per chi, invece, non lo concepisce affatto. La spavalderia di un’apparente emancipazione sessuale, anche se a tratti mescolata di disperazione, non può certo convincere uno sguardo puritano che, infastidito dalla consapevolezza di quelle donne guerriere, talvolta cortigiane, non avrà strumenti per “classificarle”.
Ti meriti un amore
Ti meriti un amore che ti voglia spettinata,
con tutto e le ragioni che ti fanno alzare in fretta,
con tutto e i demoni che non ti lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono perfetti per la sua pelle. […]
(Frida Kahlo)
L’universo femminile E’ l’universo femminile che ci narra Paul Albert Dari: uno spazio psicologico in cui descrive senza filtri, a volte in modo ingenuo, quella sfera femminile giunta al massimo del suo splendore – la giovinezza -, effimera ma non superficiale. Nelle grandi tele ci invita, in modo diretto, ma non irriverente, a conoscere le donne. Donne qualunque nel pieno della gioventù, che non nascondono debolezze vizi o virtù, ritratte in stato di maternità o in un déshabillé confidenziale, che si rivelano a noi attraverso sguardi, pose non studiate, spesso spigolose o falsamente disinibite.
Il suo stile ci riporta allo stile naïf, che nel caso di Paul Albert Dari subisce alcune influenze storico-artistiche importanti. Il suo linguaggio supera lo stile naïf, guardando all’Espressionismo d’oltralpe sia di matrice francese, i Fauves, sia quello tedesco della Die Brücke, ma si avvicina, anche, alla schiettezza e ai colori vibranti di un post-impressionista quale Van Gogh, raggiungendo uno stile che racconta, tramite pigmenti accesi e un tratto veloce, l’ambito intimo degli stati d’animo. Il suo linguaggio pittorico diretto guarda, mescola, coglie spunti, mirando ad una sintesi pittorica essenziale e, semplificato, ad una espressione di un’arte pura e genuina, con una energia ricca di motivi di anticlassica bellezza, capace di restituire l’interiorità dei soggetti. Attraverso il suo codice visivo coglie le ambiguità della realtà: il corpo femminile e il contesto che l’accoglie, con l’abilità di raccontare la Donna-femmina in uno stato di apparente appagamento, quasi disinibita nei rapporti di un mondo – casa o lavoro – ma che in realtà cela inquietudini attraverso la sua morigeratezza o abbandoni sentimentali. Donne in abiti succinti spesso appesantite da un trucco eccessivo agli occhi, o le bocche dai rossi accesi, stanche o timorose, ritraggono semplicemente femmine, tra paure e consapevolezze, tra frustrazioni e voglia di affermazione. Svela le fasi dell’emancipazione femminile, tra errori e insuccessi, una crescita e maturazione che porta con sé le varie difficoltà sociali e psicologiche, narrate attraverso uno pensiero trasversale, che invoca alla tutela della donna, spesso tradita da un sistema maschilista e poco inclusivo. L’artista evoca attraverso la sua pittura, il loro stato interiore con la grande capacità di raccontarlo attraverso colori accesi e vibranti, contorni netti o più sfumati, che si stagliano su fondi in contrasto sottolineandone le asperità, il coraggio e le frivolezze. Ne descrive lati misteriosi tra bellezza ed eccessi, spesso troppo agghindate, ornate da pellicce e piume, vestite con calze provocanti e sigarette accese, tra fumo e realtà, in modo amabile e gentile di chi va oltre l’aspetto esteriore, di chi non giudica l’apparenza, ma comprende fino in fondo l’animo femminile. Il suo linguaggio comunica una osservazione più ampia, che punta il dito ai diritti sociali in un pensiero progressista in cui spesso sono le donne di colore ad essere protagoniste, in una tensione formale che si allarga ai temi dell’uguaglianza e dei pari diritti spesso negati. Dari celebra quell’introspezione intima di cui la giovinezza e intrisa: le incertezze del mondo a cui si affacciano, tra dubbi e falsi moralismi, tra determinazione e turbamenti. Le loro nudità non sono solo fisiche, ma sono le nudità dell’animo che a volte sfiora, a volte palesa senza indugi.
Barbara Vincenzi (2021)
Paul Albert Dari nasce come creativo: passa dalla serigrafia alla professione di stilista per costumi e accessori femminili, arrivando a ricoprire il ruolo di product manager di Borse da donna, da cui cinque anni fa, è nato il brand Paul Meccanico, una linea di Borse a cui si aggiungono vari accessori spesso pezzi unici femminili. Si avvicina alla pittura circa 12 anni fa raccontando su tele di grandi dimensioni l’Universo femminile, quello che sente più vicino a lui per esperienza decennale nell’ambito della moda.