IL LIBRO ILLEGGIBILE – Omaggio a Bruno Munari
a cura di
Adolfina de Stefani
“Ogni libro è letto ma ogni letto non è anche un libro”
Bruno Munari
Da sempre, il bisogno di comunicare, ha indotto l’uomo a tradurre in forme visive il proprio pensiero e questa necessità ha imposto fin dagli esordi la ricerca dei supporti su cui esercitare tutte le forme d’espressione. Prendendo spunto dalla creatività del grande maestro e design Bruno Munari, “uno dei massimi protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo“ il quale ha dato contributi fondamentali in diversi campi dell’espressione visiva e non visiva, con una ricerca poliedrica sul tema del libro illeggibile e dello sviluppo della creatività e della fantasia attraverso il gioco visivo, sono stati invitati artisti da tutto il mondo a creare un’opera di piccole dimensioni e creare una rete di contatti in comunicazione tra loro attraverso un archivio creato appositamente come OMAGGIO a BRUNO MUNARI. L’archivio si propone come un’esperienza di senso e una riflessione sulla vitalità della forma/libro in un momento in cui un diluvio di immagini e di parole testimonia proprio la difficoltà del comunicare, l’usura degli strumenti tradizionali e dei linguaggi.
Le opere nella collezione rappresentano molto bene il desiderio di ricorrere a continui sconfinamenti tra le arti e le tecniche espressive che tanto ha alimentato la creatività di Munari, per aprire finestre al di là delle quali si aprono infiniti nuovi mondi.
Adolfina de Stefani
• GALLERIA VISIONI ALTRE San Marco 1858, VENEZIA | novembre 2017 |
• VILLA FARSETTI – Santa Maria di Sala (VE) | dal 2 giugno al 9 settembre 2018 e dal 15 settembre al 7 ottobre. Nell’ambito della 7° BIENNALE INTERNAZIONALE di ARTI VISIVE |
• STUDIO D’ARTE FC – Castel San Pietro (BO) | 13 ottobre – 11 novembre 2018 |
• CENTRO CULTURALE CARLO VENTURINI di Massa Lombarda (RA) | 16 – 8 dicembre 2018 |
• SPAZIO ESPOSITIVO VISIONI ALTRE – Campo del Ghetto Novo 2918 – Venezia | 12 – 31 gennaio 2019 |
“Un libro è un libro è un libro è un libro”
“Nel 1949 Munari ( Milano 1907 – Milano 1998) progetta per la prima volta una serie di “libri illeggibili”, opere che definitivamente rinunciano alla comunicazione testuale a favore della sola funzione o fruizione estetica. O meglio, trascendendo la comunicazione del segno e del senso (l’alfabeto e le parole che si formano usandolo) Munari sceglie la comunicazione della materia.
Perché la carta comunica indipendentemente da quello che ci abbiamo scritto sopra. La carta, così come qualsiasi altro materiale, comunica il proprio messaggio attraverso la propria forma, il colore, la durezza, l’odore, la sua storia fatta di crepe, muffe. Parlo della carta perché Munari, abilissimo in questi giochi logici di prestigio, si chiede: come faccio a fare un libro? E invece di rispondersi con le regole classiche: individuo una trama, dei personaggi, un’ambientazione, Munari usa l’incontrovertibilità logica e alla domanda risponde con esattezza: per fare un libro ci vuole la carta; la tagli, ne fai delle pagine, le unisci insieme.
Ecco che Munari “ha fatto” il libro. Concretamente. Ma è diventato un libro non libro, cioè un libro che non serve in quanto “libro”, perché è illeggibile. Questo però non significa che non sia “un libro”, Munari ce l’ha appena dimostrato! Certo, in questi libri si omettono gli elementi formali che costituiscono il libro tradizionale, come il colophon o il frontespizio, e la lettura diventa pura lettura estetica: ora un taglio, ora una piega, ora un diverso timbro di spessore. Munari, animo fanciullo, sembra rispondere in maniera giocosa e ironica a quei genitori e a quegli insegnanti che spesso rimproverano i bambini: Ma cosa fai? Studi o guardi il libro? Sì, il libro si guarda. Un’infrazione concettuale e strutturale questa, che nasce in seno a un pensiero logico estremante rigoroso, inflessibile. La logica di Munari on fa una piega. Sembra di essere di fronte a quel genio del linguaggio che era Ludwig Wittgenstein quando analizzava il ruolo dell’immagine e della sua “struttura” nel descrivere la realtà (e il suo senso connesso alla possibilità di essere vera o falsa). Nel suo celebre “Tractatus” la proposizione linguistica è descritta come “l’espressione simbolica” di un fatto della realtà e il nome come “segno primitivo”. Se adottiamo questo parametro per analizzare il libro illeggibile di Munari allora approdiamo anche noi al libro primitivo o al pre-libro ipotizzato anche da Maria Montessori. Il libro è uno strumento di conoscenza, che alimenta la curiosità, aiuta a capire e per questo spinge a nuove letture. Non è sempre però un rapporto facile, quello tra i bambini e i libri: spesso l’incontro avviene in un contesto di obbligo, in cui non si è liberi di scegliere quale libro leggere, in quanto tempo, per quante volte. Al contrario, al lettore bisogna riconoscere alcuni diritti fondamentali, come ci ricordano Gianni Rodari o Daniel Pennac e tra questi diritti c’è anche quello di non leggere o di leggere ciò che si vuole, anche saltando le pagine. Bruno Munari si chiedeva: “Il libro come oggetto, indipendentemente dalle parole stampate, può comunicare qualcosa?” (Bruno Munari, Da cosa nasce cosa. Appunti per una metodologia progettuale, Laterza, 1981. Se rispondiamo a questa domanda il libro illeggibile di Munari diventa allora anche un’interessante proposta didattica. Perché prima ancora delle storie, prima ancora delle parole, i bambini possono scoprire cos’è un libro giocando con i suoi materiali. Munari sovverte la morale che premia il contenuto a scapito del contenitore. Con i suoi libri illeggibili il libro contenitore è solo apparentemente privo di contenuto, in realtà è un contenitore in grado di ospitare tutti i contenuti che la nostra fantasia saprà riservargli. Citando l’artista stesso, “è un libro di comunicazione plurisensoriale, oltre che visiva. Fu così che nacquero i “libri illeggibili”, così chiamati perché non c’è niente da leggere ma molto da conoscere attraverso i sensi” (Bruno Munari, Libri senza parole, in R. Pittarello, Per fare un libro, Milano, edizioni Sonda, 1993). Nel segno della rarefazione visiva e della sperimentazione dei materiali, la produzione di “libri illeggibili” continua per Munari lungo tutto l’arco della propria vita. Nel 1955 alcuni suoi esemplari vengono esposti al MoMA di New York, dove nella Design Collection a tutt’oggi sono tuttora conservati 9 “libri illeggibili”. Così come Gertrude Stein evocava la pluralità delle immagini che un solo nome evocava in chi lo leggeva nella celebre poesia che recita: “Una rosa è una rosa è una rosa”, allo stesso modo Munari col suo libro illeggibile ci parla di: un libro è un libro è un libro è un libro. Mettendoci di fronte alle infinite possibilità che abbiamo noi tutti di dare senso e vita alle cose grazie al nostro sentire, alla nostra immaginazione, alla nostra creatività, andando contro corrente, ribaltando, se necessario, il senso comune. Ci basta un libro per farlo.
Barbara Codogno
Bruno Munari ha abituato il pubblico ai paradossi e alle iperboli. Ha sagacemente affrontato questioni complesse della vita fornendo in cambio semplici spiegazioni. Ha apparentemente abbassato il registro della sua indagine artistica ed estetica per ricondurre il dialogo nell’unico luogo dove, a suo parere, nascono e vivono le idee: il luogo dell’infanzia. La condizione esistenziale cioè dove tutto appare possibile perché a uno stadio iniziatico, precedente lo sviluppo di artificiose sovrastrutture che ricoprono – anche se talvolta mirabilmente – la concretezza concettuale (necessario ossimoro) alla quale il suo eterogeneo lavoro ha sempre guardato.
Era solito ricordare che “complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere, tutto quello che si vuole: colori, forme, azioni, decorazioni, personaggi, ambienti pieni di cose. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.“
In un estremo tentativo di semplificazione, togliendo non solo il superfluo ma anche apparentemente il necessario (cioè i codici testuali, verbali e iconografici), Bruno Munari ha progettato e realizzato, dal 1949, i Libri Illeggibili, provocatori libri privati della loro immediata e logica funzione d’uso.
Libri senza testo e senza immagini che affidano la loro natura alla materia, alla carta colorata, tagliata, e riorganizzata in maniera innovativa e creativa. Un tentativo estremo dunque di semplificazione di un concetto – quello del libro come luogo metaforico della cultura – svuotato della sua essenza comunicante e significante, privato di quella forma del sapere della quale è scrigno ma che sovente rimane imprigionata tra le pagine (disperdendo il senso dello stesso sapere tra le righe) e lì muore. Diceva già Terenziano Mauro, grammatico latino di epoca adrianea, che “pro captu lectoris habent sua fata libelli”, affidando cioè al valore del lettore – e solo in seconda istanza al valore del libro – la sua comprensione e il suo successo critico.
Riflettendo così sull’oggetto-libro Bruno Munari avvia, negli anni del bel design italiano, un gioco dialettico che ne ridiscute il senso partendo dalla decostruzione concettuale della sua realtà intima, eliminando alla radice la certezza prosopopeica di parole e immagini stampate le cui variabili interpretative, potenzialmente e paradossalmente, generano incertezza. Si chiede se l’esistenza (o la percezione?) di un libro sia legata ai suoi elementi semantici tipici e usuali. O se, svitato il pesante meccanismo dei bulloni e delle lettere, possa rimanerne viva l’essenza, coincidente in questo caso con la sua struttura portante, indipendente dai contenuti che appaiono, in questa analisi, secondari. Ciascun libro, inteso con creatività e fantasia, si apre così a ogni forma del sapere.
Fornendo anche il pretesto per interrogarsi, dentro e fuori la metafora del libro, sugli elementi (o la commistione di elementi) atti a creare cultura e a trasmetterla, in forma attiva e passiva. E, spingendosi ancora oltre, quali siano i livelli di fruizione di questa cultura. Il libro illeggibile, estraneo a qualsiasi registro o codice linguistico impostato, seppure nella sua inattesa valenza ermetica e criptica, avvicina e parla (e, nonostante l’ironica dicitura, si rende leggibile) a ciascun potenziale lettore.
Questa mostra è un gioco serio, l’omaggio di una curatrice e di oltre ottanta artisti (ai quali è stato chiesto di ripensare, liberamente, il libro illeggibile) alla figura di Bruno Munari e, attraverso la sua poetica della leggerezza, un ulteriore e significativo stimolo alla curiosità di conoscere, al piacere di capire, alla voglia di comunicare.
La mostra è anche un volo nella sfera dell’immaginifico e ricorda, seguendo il solco tracciato dall’artista, che la fantasia è più forte della parola e il pensiero più forte delle immagini.
Il libro illeggibile deve essere “letto” con lo spirito fanciullo che accetta il vuoto lasciato dall’assenza di parole e lo riempie di nuove forme multisensoriali.
Con semplicità.
Il libro illeggibile serve ancora oggi a capire e a ricercare nuove forme del comprendere, per comprendersi.
Anche questo con semplicità. E senza fretta, come la dimensione temporale allusa dal libro e dal gesto lento di sfogliarne le pagine, richiede.
D’altronde ci vuole tempo, per capire; l’albero – ci ricorda Bruno Munari – è sempre l’esplosione lenta di un seme.
Gaetano Salerno
Il 2 giugno alle 18.00 a Villa Farsetti inaugura “Il Libro Illeggibile. Omaggio a Bruno Munari”, omaggio all’eclettico artista e designer Bruno Munari ( Milano 1907 – Milano 1998 ). Trattandosi di un “omaggio” a un’opera estremamente attuale e specifica del Maestro Munari, le curatrici, con un’attenta ricognizione nel panorama contemporaneo, hanno invitato gli artisti che meglio rappresentano oggi l’arte chiedendo loro di realizzare un’opera che si ispirasse e omaggiasse “Il Libro Illeggibile”.
Ricordiamo che era il 1949 quando Munari progettò per la prima volta una serie di “libri illeggibili”, opere che definitivamente rinunciavano alla comunicazione testuale a favore della sola funzione estetica. Il risultato è una straordinaria complessità di opere che continuano ancor oggi ad indagare, sovvertire e riflettere sul “nodo estetico- concettuale” proposto nel 1949 da Bruno Munari.
Questo “Archivio” è un progetto in progress, intenzione delle curatrici è quello infatti di farlo girare in più città italiane così come di continuare ad arricchirlo di opere che gravitino intorno al libro illeggibile. L’anno scorso, ad esempio, nella Biblioteca di Spinea, furono esposte le prime pregevoli acquisizioni, che oggi si estendono a ben oltre 120 opere.
Molti gli artisti che conoscono e amano Bruno Munari, molti quelli che si sono messi in gioco, umanamente e artisticamente, per la realizzazione di manufatti che brillano per bellezza e autenticità. Tra le tante opere segnaliamo quelle degli artisti italiani Ruggero Maggi, Anna Boschi, Carmela Corsitto, Vittore Baroni nonché l’importante presenza di importanti artisti stranieri ( elenco a fondo pagina) a rendere omaggio al genio italiano.
Nelle grandi sale di Villa Farsetti troveranno quindi alloggio le opere degli oltre 100 artisti che hanno contribuito alla nascita dell’archivio Omaggio a Bruno Munari, mentre al primo e al secondo piano le curatrici hanno invece selezionato 22 artisti contemporanei ( nominativi contrassegnati in rosso) chiamati a testimoniare il loro recente percorso creativo.
Durante i tre mesi espositivi si alterneranno incontri con gli artisti, presentazioni critiche, performance, laboratori didattici e work shop. Il 2 giugno durante l’inaugurazione ufficiale della mostra la performance di Dimateria – Studiomorfico, azione. Corpi, strutture fisiche in continua evoluzione, sviluppo di combinazioni formali sospese, nell’eventualità di esprimere un’emozione. Dimateria propone una sorta di ‘nuovissimo realismo’ che si ricollega, formalmente, a istanze classiche, affrontate, tuttavia, con la piena consapevolezza delle acquisizioni e degli sviluppi dell’arte concettuale. Struttura, così, le proprie composizioni con corpi veri, “personnes-trouvées” ma rivelate e rifinite attraverso un lavoro rigoroso di ricerca sul movimento e sulle sue potenzialità. Dimateria tiene periodicamente laboratori e corsi di approfondimento e preparazione fisica rivolti a persone di qualunque provenienza e formazione.
Al piano terra durante tutta la durata della mostra “IL NOSTRO FILO ROSSO” progetto di Luciana Zabarella: esposizione dei lavori risultanti dai laboratori attivati con il tema “Omaggio a Bruno Munari” in collaborazione con artisti di varie provenienze. Coinvolti più di 1000 studenti delle scuole elementari del Comprensorio di Santa Maria di Sala, F. Farsetti, E. Fermi, C. Cardan, Papa Sarto, G Pascoli, Don Gnocchi. Gli artisti che hanno collaborato sono: Nellì Cordioli, Francesca De Gaspari, Furlan Barbara, Longo Lisa, Longo Luciano, Martella Elvia, Pantano Matteo, Pellizzon Barbara, Stevanato Guidonia, Zabarella Luciana, Zennaro Marta.