Le opere “ to take my time “ invitano ad addentrarsi e a perdersi in una sorta di improbabili traiettorie che si espandono sulla superficie della garza e alludono a percorsi meditativi ove lo sguardo si perde per intercettare, come in una sorta di abbandono alla riflessione, i luoghi più segreti celati nei paesaggi dell’anima. La trama stessa della garza funge da intreccio, da crocevia, da direzione altra, come se fosse rivolta a un viandante che ricerca il proprio tempo. Ecco allora che si invita ad andare oltre la soglia, un percorso riflessivo dunque tra macchie, segni, forme rarefatte o parzialmente definite, tra pieni e vuoti che alludono alla dimensione tangibile e allo stesso tempo intangibile del paesaggio del nostro vissuto.